Carlo Caserini, da dipendente a presidente di KFI da quasi 30 anni: un sogno oltre il risveglio

Come è nato il sogno KFI? Da tre scrivanie, tre lampadine, pochi soldi e tante idee”. Comincia così la storia di Carlo Caserini, presidente di KFI, che ci racconta in prima persona il suo percorso verso la fondazione dell’azienda. Con un focus sul suo speciale percorso lavorativo, cominciato da giovanissimo come dipendente, arricchito con diverse esperienze professionali che l’hanno accompagnato poi nella realizzazione di KFI, senza dimenticarsi di cosa significa essere dall’altra parte. Per il Presidente i dipendenti sono l’anima dell’azienda e il suo primo compito è quello di metterli nelle condizioni di esprimersi al meglio.

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Prima di fondare KFI ho vissuto diverse esperienze lavorative come dipendente, dal ‘75 fino al ‘90.

Un mese dopo il diploma ho cominciato a lavorare in un’azienda meccanica dove mi sono occupato di progettazione di macchine utensili. Dopo aver svolto il servizio militare, per due anni mi sono occupato di progettazione elettronica; successivamente ho deciso di cogliere una nuova opportunità come venditore commerciale in un’azienda produttrice di componenti elettronici.

Dopo tredici anni ho iniziato a pensare che fosse giunto il momento di mettermi in gioco, così ho intrapreso un nuovo percorso in un’azienda che progettava e produceva stampanti di codici a barre. È proprio lì, grazie alla conoscenza maturata nelle precedenti esperienze, che ho capito che il mercato presentava un’opportunità nell’ambito identificazione automatica e tracciabilità delle merci: così è cominciato tutto.

Sono subentrato nell’attività insieme a due soci, proseguendo un percorso già iniziato da loro, ma cambiando totalmente paradigma e di conseguenza gli obiettivi aziendali. Il business dell’attività inizialmente prevedeva l’importazione in Italia e la vendita di componenti elettronici per il mercato B2B. Poi, avendo individuato nella produzione di stampanti termiche una nicchia di mercato molto interessante e con delle buone prospettive, abbiamo deciso di avventurarci in questo nuovo settore.

Tutto è iniziato così: con tre scrivanie e tre lampadine, partendo dai minimi termini, pochi soldi e grandi idee.

 

I primi anni                                                                                     

Inizialmente l’azienda era composta solo da noi tre soci, il primo dipendente è arrivato qualche mese dopo.

A distanza di 10 anni le cose sono cambiate: avevamo creato una struttura composta da diversi dipendenti e collaboratori, venditori interni ed esterni, un customer e l’ufficio tecnico. Nel 2001 ci siamo trasferiti nella sede attuale di Binasco, lo stesso anno in cui è iniziato il processo del cambio della moneta, il passaggio dalla lira all’euro. La sede precedente aveva le dimensioni di un appartamento, quella nuova invece è stata organizzata in una modalità più strutturata.

 

Mattone su mattone

È stato proprio grazie agli anni vissuti da dipendente che ho capito come doveva essere impostata l’organizzazione aziendale, sia per quanto riguarda la gestione economica dell’attività che quella umana del personale.

Tutte le esperienze professionali sono state positive e hanno arricchito il mio bagaglio personale. Durante la prima esperienza nell’azienda meccanica ho assistito alla nascita di nuovi prodotti ed ho partecipato attivamente alla loro realizzazione. Questo vuol dire molto, seguire passo dopo passo la creazione di un prodotto, a partire dalla produzione del prototipo fino alla commercializzazione vera e propria.

Durante i primi anni di lavoro, dal momento che i miei genitori non potevano permettersi di pagarmi l’università, sono stato uno studente-lavoratore. Dopo essermi diplomato in elettrotecnica ed elettronica, ho frequentato i corsi serali della Facoltà di Fisica all’Università di Milano. I corsi serali mi permettevano di lavorare di giorno e dedicare la sera agli studi e alla mia passione per l’elettronica.

Gli studi, le competenze acquisite durante gli anni e le esperienze passate in aziende strutturate mi hanno aiutato molto nel percorso di crescita e sviluppo di KFI.

 

Cosa rappresenta KFI

KFI è un’azienda che testimonia quella che può essere chiamata una creatura di due soci, condividendo idee e progetti con le persone di fiducia: rappresenta un sogno diventato realtà.

Proprio perché è un’azienda che si differenzia sul mercato in diverse peculiarità, non solo nell’ambito dell’identificazione. Abbiamo attività come la progettazione e la produzione di prodotti, un reparto servizi di eccellenza che è unico in termini di organizzazioni e, da tre anni a questa parte, la consulenza di soluzioni integrate per la Supply Chain.

Questo ci permette di non essere più dei semplici distributori di prodotto ma una società di consulenza e System Integrator di hardware, software e servizi post-vendita: un cambio di paradigma pensando che si è passati dal vendere semplicemente hardware (terminali e stampanti) all’offrire un livello di competenza più articolato e pregiato.

Ora KFI possiede tutti gli strumenti per seguire il cliente in tutte le fasi del processo: dall’analisi dei bisogni fino alla proposta di una soluzione personalizzata.

 

Un sogno oltre il risveglio

All’inizio dell’anno avevamo deciso di compiere ulteriori salti di qualità ma, nonostante il Covid ci abbia rallentato, i piani rimangono delineati. Abbiamo previsto delle variazioni in quanto il cambio di abitudini di acquisto, di progetti dei clienti che sono stati posticipati implicano un cambiamento in vista dello scenario che ci aspetta.

Ma non deve essere solo un sogno, perché il sogno può cessare al momento del risveglio. La cosa più difficile di avere un sogno è concretizzarlo da una situazione emotiva indotta nella realtà: le aziende sono fatte di quotidianità e di percorsi, da obiettivi e strategie da seguire nel medio lungo periodo, ma anche di tanto lavoro svolto nel quotidiano.

Il sogno dà gli stimoli per intraprendere strade e scelte impensabili rispetto alla razionalità, ma è la coerenza nel tempo che aiuta a concretizzare un progetto. Bisogna stabilire un percorso e seguirlo nel tempo, allora è lì che si riesce a visualizzare il sogno!

 

Sentire i pensieri e raccogliere le istanze: l’importanza dei dipendenti in KFI

Indipendentemente dal business la persona è al centro dell’azienda. Il fatto che abbiamo un basso turnover, alcune persone sono con noi dall’inizio, significa che si è creato un ambiente positivo e loro ne hanno dato un valido contributo.

L’azienda è basata sulle persone, quelle che sono dentro e quelle nuove che arrivano. Con il tempo ho capito che il know-how che qualsiasi persona porta in azienda – a prescindere dall’esperienza e dalla prospettiva della proposta – arricchisce l’ambiente: bisogna lasciare spazio alle persone di esprimersi ed essere bravi a valorizzarle.

Bisogna poi cercare di integrare i reparti per fare in modo che lo scambio di informazioni sia libero e porti valore, le idee possono arrivare da chiunque in azienda indipendentemente dal ruolo che si svolge. Nelle aziende in cui ho lavorato c’era una grande sincronia e molto confronto, ho avuto la prova che la collaborazione genera effetti positivi.

È questo il sogno, trascorrere 8/10 ore al giorno in un’azienda dove si riesce a trovare un’armonia tra le persone. L’azienda ha un progetto, ma tutti ne hanno uno: il segreto è far sentire tutte le persone parte dello stesso grande disegno. Il riconoscimento delle persone è fondamentale, questo è uno dei motivi per i quali abbiamo inserito il welfare aziendale. Per condividere con tutti premi e risultati.

Sentire i pensieri e raccogliere le istanze è un processo che deve essere costante: così il sogno può diventare realtà.

 

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